Adoriamo il Signore nella Settimana Santa, ringraziamo il Signore nella Settimana Santa, abbracciamo il Signore nella Settimana Santa
La sera al Getsemani. Gli apostoli richiamati alla realtà dopo l'ebbrezza del trionfo
Gesù è con i suoi nella pace dell'orto degli Ulivi.
È sera. Una tiepida sera di plenilunio. Sono seduti sui
naturali sedili che sono i balzi dell'uliveto, proprio i primi, che si affacciano su quella naturale piazzetta che forma la radura posta al principio del Getsemani. Il Cedron fruscia contro i suoi sassi e pare che parlotti fra
sè. Qualche canto di usignolo. Qualche sospiro di brezza. E null'altro.
Gesùparla.
«Dopo il trionfo di questa mattina ben diverso è il vostro spirito. Che devo dire? Che è sollevato? Oh! sì!
Secondo l'umanità è sollevato. Siete entrati in città tremanti per le mie parole. Pareva che ognuno temesse,
per sè, gli sgherri oltre le mura, pronti ad assalirlo e farlo prigioniero.
In ogni uomo vi è un altro uomo che si rivela nelle ore più gravi.
Vi è l'eroe, che nelle ore di maggior pericolo
balza fuori dal mite che il mondo sempre vide e giudicò insignificante, l'eroe che dice alla lotta: "Eccomi",
che dice al nemico, al prepotente: "Con me misurati".
E vi è il santo che, mentre tutti fuggono terrorizzati davanti ai feroci che vogliono vittime, dice: "Me prendete in ostaggio e in sacrificio. Pago io per tutti".
E vi è il cinico, che sulle sventure generali fa approfitto proprio e ride sui corpi delle vittime.
C'è il traditore che ha un coraggio suo proprio, quello del male.
Il traditore che è l'amalgama del cinico con il vigliacco, che è pure una categoria che si manifesta nelle ore gravi. Perchè cinicamente trae profitto da una sventura e vigliaccamente passa al partito più forte, osando, pur di averne utile, affrontare lo sprezzo dei nemici e le maledizioni degli abbandonati.
C'è infine, ed è il tipo più diffuso, il vigliacco che nell'ora grave non è capace
che di rammaricarsi per essersi fatto conoscere di un partito e di un uomo ora colpiti da anatema e di fuggire...
Questo vigliacco non è delinquente quanto il cinico e ributtante come il traditore.
Ma mostra
sempre la imperfezione della sua struttura spirituale. Voi... siete tali. Non dite di no. Io leggo nelle coscienze.
Questa mattina fra voi pensavate: "Che ci avverrà? Andremo a morte noi pure?". E la parte più bassa gemeva: "Quanto mai!...".
Sì. Ma vi ho mai ingannati? Dalle prime mie parole vi ho parlato di persecuzione e morte. E quando uno fra voi, per eccesso di ammirazione, volle vedermi e volle presentarmi come un re, uno dei poveri re della Terra, sempre povero anche se re e restauratore del reame di Israele, lo ho subito corretto l'errore e detto:
"Re dello spirito Io sono. Io offro privazioni, sacrificio, dolore. Non ho altro. Qui sulla Terra non ho altro. Ma dopo la mia, e la vostra morte nella mia fede, Io vi darò un Regno eterno, quello
dei Cieli".
Vi ho detto forse diverso? No. Voi dite di no.
E voi, allora, dicevate anche: "Questo solo vogliamo. Con Te, come Te, per Te vogliamo essere, ed essere trattati, e patire".
Sì. Dicevate così. Ed eravate anche sinceri. Ma era perchè non ragionavate che da bambini, da svagati bambini. Vi pensavate facile il seguirmi e tanto eravate pregni di sensualità triplice che non potevate ammettere che fosse vero quello che Io vi accennavo.
Pensavate: "Egli è il Figlio di Dio. Lo dice per provare il nostro amore. Ma Egli non potrà essere percosso dall'uomo. Lui che opera miracoli saprà bene fare un grande miracolo in suo favore!".
E ognuno aggiungeva: "Io non posso credere che Egli sia tradito, preso, ucciso". Tanto forte questa vostra umana fede nella mia potenza che giungevate a non avere fede nelle mie parole, la Fede vera, spirituale, santa e santificante.
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"Lui che fa miracoli ne farà pure uno in suo favore!", dicevate. Non uno, ma molti ancora ne farò.
E due saranno quali nessuna mente d'uomo può pensare. Saranno quali solo i credenti nel Signore potranno ammetterli.
Tutti gli altri, nei secoli dei secoli, diranno: "Impossibile!". E anche oltre la morte Io sarò oggetto
di contraddizione per molti.
In un dolce mattino di primavera Io ho annunciato da un monte le diverse beatitudini. Ce ne è ancora una:
"Beati quelli che sanno credere senza vedere". Ho già detto, andando per la Palestina:
"Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e l'osservano", e ancora:
"Beati quelli che fanno la volontà di Dio", e altre, altre ne ho dette, perchè nella casa del Padre mio sono numerose le gioie che aspettano i santi.
Ma anche questa c'è.
Oh! beati quelli che crederanno senza avere visto con gli occhi corporali! Tanto santi saranno che, essendo in Terra, vedranno già Dio, il Dio nascosto nel Mistero d'amore. Ma voi, dopo tre anni che siete con Me, a questa fede ancora non siete giunti. E credete solo a ciò che vedete.
Perciò da stamane, dopo il trionfo, dite:
"È; ciò che noi dicevamo. Egli trionfa. E noi con Lui".
E come uccelli che rimettono le penne strappate da un crudele, vi alzate a volo, ebbri di gioia, sicuri, liberi da quella costrizione che le mie parole vi avevano messo sul cuore.
Siete più sollevati allora anche nello spirito?
No.
In questo siete ancora meno sollevati. Perchè siete ancora più impreparati all'ora che incombe. Avete bevuto gli osanna come vino forte e piacente. E ne siete ebbri.
Un ebbro è mai un forte? Basta una manina di bambino a farlo traballare e cadere. Così siete voi. E basterà l'apparizione degli sgherri a farvi fuggire come timide gazzelle che vedono affacciarsi ad una rupe del monte il muso aguzzo dello sciacallo e, ratte come vento, si disperdono per le solitudini del deserto.
Oh! badate di non morire di un'orrida sete in quella arsa arena che è il mondo senza Dio!
Non dite, non dite, o amici cari, ciò che dice Isaia (8, 12-16 anche per le citazioni che seguono) alludendo a questo vostro stato di spirito falso e pericoloso.
Non dite:
"Costui non parla altro che di congiure. Ma non c'è da temere, non c'è da avere spavento. Non dobbiamo temere ciò che Egli ci profetizza. Israele lo ama. E noi l'abbiamo visto".
Quante volte il tenerello piede ignudo di un pargolo calpesta le erbette fiorite del prato, cogliendo corolle per portarle alla mamma, e crede trovare solo steli e fiori, e invece posa il calcagno sulla testa dell'angue, e ne è morso e ne muore!
I fiori celavano il serpente. Anche stamane... anche stamane così!
Io sono il Condannato coronato di rose. Le rose!... Quanto durano le rose? Che resta di esse dopo che la corolla loro si è sfaldata in neve di profumati petali?
Spine.
Io - Isaia l'ha detto - sarò per voi, e con voi dico che sarò per il mondo, santificazione, ma anche pietra d'inciampo, pietra di scandalo e laccio e rovina per Israele e per la Terra. Santificherò coloro che avranno
buona volontà e farò cadere e andare in pezzi coloro che avranno mala volontà.
Gli angeli non dicono parole
di menzogna e parole di poca durata. Essi vengono da Dio, che è Verità e che è Eterno, e ciò che dicono è verità e parola immutabile.
Essi hanno detto:
"Pace agli uomini di buona volontà".
Allora nasceva, o Terra, il tuo Salvatore. Ora va a morte il tuo Redentore. Ma per avere pace da Dio, ossia santificazione e gloria, occorre avere "buona volontà". Inutile il mio nascere, inutile il mio morire per coloro che non hanno questa volontà buona. Il mio vagito e il mio rantolo, il primo passo e l'ultimo, la ferita della circoncisione e quella della consumazione, saranno stati invano se in voi, se negli uomini, non ci sarà la buona volontà di redimersi e santificarsi.
Ed Io ve lo dico:
"Moltissimi inciamperanno in Me, che sono posto come colonna di sostegno e
non come tranello per l'uomo, e cadranno perchè ebbri di superbia, di lussuria, di avarizia, e saranno chiusi nella rete dei loro peccati, e presi e dati a Satana".
Mettete queste parole nei vostri cuori, sigillatele per i
futuri discepoli.
Andiamo.
La Pietra sorge. (È; una parafrasi di: Zaccaria 3, 9). Un altro passo in avanti. Sul monte. Deve splendere sulla vetta perchè Egli è Sole, Luce è, è Oriente. E il Sole splende sulle cime. Deve essere sul monte, perchè il Tempio vero deve essere visto da tutto il mondo. E da Me stesso lo edifico con la Pietra viva della mia Carne immolata. Ne collego le parti colla calcina fatta di sudore e di sangue.
E sarò sul mio trono ammantato di una porpora viva, coronato di una corona nuova, e quelli che sono lontani verranno a Me, lavoreranno nel mio Tempio, intorno ad esso. Io sono la base e la vetta. Ma tutto intorno, sempre più grande, si estenderà la dimora.
Ed Io stesso lavorerò le mie pietre e i miei artieri. Come Io sono stato dal Padre, dall'Amore e dall'uomo e dall'Odio lavorato a scalpello, così Io li lavorerò.
E dopo che in un sol giorno sarà stata levata l'iniquità dalla Terra, sulla pietra del Sacerdote in eterno verranno i sette occhi per vedere Iddio e sboccheranno le sette fonti per vincere il fuoco di Satana.
Satana... Giuda, andiamo.
E ricordati che il tempo stringe e che per la sera del Giovedì deve essere consegnato l'Agnello».
(Giovedì è di immediata comprensione per il lettore di oggi, cui si adatta il linguaggio dell'opera valtortiana. Nei titoli dei capitoli che seguono, come molte volte nel testo dell'opera, si nominano i giorni della settimana [altro esempio: venerdì al Vol 3 Cap 174] che invece non avevano un
nome - tranne sabato, vedi nota al Vol 6 Cap 407, e parasceve, vedi nota al Vol 6 Cap 372, - per gli ebrei di quel tempo.