Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO
Adoriamo il Signore nella Settimana Santa, ringraziamo il Signore nella Settimana Santa, abbracciamo il Signore nella Settimana Santa

Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?

A gran fatica, puntandosi una volta ancora sui piedi torturati, trovando forza nella sua volontà, unicamente in quella (così come di sua propria volontà Gesù era "superiore al peccato" [lo dichiara Egli stesso nelle ultime righe del capitolo 567 del Vol 9], e così come "di sua spontanea volontà" si era immolato "dandosi in Cibo e Bevanda" [lo dirà Pietro al capitolo 641]. L'abbandono paterno, che ora sta per diventare assoluto [come leggeremo tra poche righe]e che gli lascia solo la forza della propria volontà di Uomo, è previsto e motivato in nota al Cap 59 Vol 1 e al Cap 317 Vol 5 e più volte nel testo dell'opera, per esempio ai capitoli 602 e 603.Di esso si accora la Madre al capitolo 612), Gesù si irrigidisce sulla croce, torna eretto come fosse un sano nella sua forza completa, alza il volto guardando con occhi bene aperti il mondo steso ai suoi piedi, la città lontana, che appena si intravvede come un biancore incerto nella foschia, e il cielo nero dal quale ogniazzurro ed ogni ricordo di luce sono scomparsi.

E a questo cielo chiuso, compatto, basso, simile ad una enorme lastra di lavagna scura, Egli grida a gran voce, vincendo con la forza della volontà, col bisogno dell'anima, l'ostacolo delle mascelle irrigidite, della lingua ingrossata, della gola edematica: «Eloi, Eloi, lamma scebacteni!» (io sento dire così).

Deve sentirsi morire, e in un assoluto abbandono del Cielo, per confessare con tal voce l'abbandono paterno.

La gente ride e lo scherza. Lo insulta: «Non sa che farne Dio di Te! I demoni sono maledetti da Dio!».
Altri gridano: «Vediamo se Elia, che Egli chiama, viene a salvarlo».
E altri: «Dategli un poco d'aceto, che si gargarizzi la gola. Fa bene alla voce! Elia o Dio, poichè è incerto ciò che il folle vuole, sono lontani... Ci vuol voce per farsi sentire!», e ridono come iene o come demoni.

Ma nessun soldato dà l'aceto e nessuno viene dal Cielo per dare conforto.
È l'agonia solitaria, totale, crudele, anche soprannaturalmente crudele, della Grande Vittima.

Tornano le valanghe di dolore desolato che già l'avevano oppresso nel Getsemani. Tornano le onde dei peccati di tutto il mondo a percuotere il naufrago innocente, a sommergerlo nella loro amaritudine.

Torna soprattutto la sensazione, più crocifiggente della croce stessa, più disperante di ogni tortura, che Dio ha abbandonato e che la preghiera non sale a Lui...

Ed è il tormento finale. Quello che accelera la morte, perchè spreme le ultime gocce di sangue dai pori, perchè stritola le superstiti fibre del cuore, perchè termina ciò che la prima cognizione di questo abbandono ha iniziato: la morte.
Perchè di questo per prima cosa è morto il mio Gesù, o Dio, che lo hai colpito per noi!

Dopo il tuo abbandono, per il tuo abbandono, che diventa una creatura?
O un folle, o un morto.

Gesù non poteva divenire folle, perchè la sua intelligenza era divina e, spirituale come è l'intelligenza, trionfava sopra il trauma totale del colpito da Dio.

Divenne dunque un morto: il Morto, il santissimo Morto, l'innocentissimo Morto.

Morto Lui che era la Vita. Ucciso dal tuo abbandono e dai nostri peccati.
Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO