Adoriamo il Signore nella Settimana Santa, ringraziamo il Signore nella Settimana Santa, abbracciamo il Signore nella Settimana Santa
Ho sete!
E dalla luce non più luce viene la voce lamentosa di Gesù: «Ho sete!».
Vi è infatti un vento che asseta anche i sani. Un vento continuo, ora, violento, pieno di polvere, freddo, pauroso. Penso quale spasimo avrà dato col suo soffio violento ai polmoni, al cuore, alle fauci di Gesù, alle sue membra gelate, intormentite, ferite.
Ma proprio tutto si è messo a torturare il Martire.
Un soldato va ad un vaso dove i satelliti del boia hanno messo dell'aceto col fiele, perchè col suo amaro aumenti la salivazione nei suppliziati.
Prende la spugna immersa nel liquido, la infila su una canna sottile eppure rigida, che è già pronta lì presso, e porge la spugna al Morente.
Gesù si tende avido verso la spugna che viene.
Pare un infante affamato che cerchi il capezzolo materno.
Maria, che vede e certo pensa questa cosa, geme, appoggiandosi a Giovanni:
«Oh! ed io neppure una stilla di pianto gli posso dare... Oh! seno mio, chè non gemi latte? Oh! Dio, perchè, perchè così ci abbandoni? Un miracolo per la mia Creatura! Chi mi solleva per dissetarlo del mio sangue, posto che latte non ho?...».
Gesù, che ha succhiato avidamente l'aspra e amara bevanda, torce il capo, avvelenato dal disgusto di essa.
Deve, oltretutto, essere come del corrosivo sulle labbra ferite e spaccate. Si ritrae, si accascia, si abbandona.