Giovanni continua a fissare quel corpo che sale verso il Cielo e, certo per un prodigio concessogli da Dio, per
consolarlo e per premiarlo del suo amore alla Madre adottiva, egli vede, distintamente, che Maria, avvolta
ora dai raggi del sole che è sorto, esce dall'estasi che le ha separata l'anima dal corpo, torna viva, sorge in
piedi, perché ora Lei pure fruisce dei doni propri ai corpi già glorificati.
Giovanni guarda, guarda. Il miracolo che Dio gli concede gli dà potere, contro ogni legge naturale, di vedere
Maria quale è ora mentre sale ratta verso il Cielo, circondata, ma non più aiutata a salire, dagli angeli
osannanti.
E Giovanni è rapito da quella visione di bellezza che nessuna penna d'uomo, nè parola umana, nè
opera di artista potrà mai descrivere o riprodurre, perché è di una bellezza indescrivibile.
Giovanni, stando sempre appoggiato al muretto della terrazza, continua a fissare quella splendida e
splendente forma di Dio - perché realmente può dirsi così Maria, formata in modo unico da Dio, che la volle
immacolata, perché fosse forma al Verbo incarnato - che sale sempre più in alto.
E un ultimo, supremo
prodigio concede Iddio-Amore a questo suo perfetto amatore: quello di vedere l'incontro della Madre Ss. col
suo Ss. Figlio che, Lui pure splendido e splendente, bello di una bellezza indescrivibile, scende ratto dal
Cielo, raggiunge la Madre, se la stringe sul cuore, e insieme, più fulgenti di due astri maggiori, con Lei
ritorna da dove è venuto.
Il vedere di Giovanni è finito. Egli abbassa il capo. Sul suo volto stanco sono presenti e il dolore per la
perdita di Maria e il gaudio per la sua gloriosa sorte. Ma ormai il gaudio supera il dolore.