La discesa dello Spirito Santo Misteri gloriosi Venti Misteri del Rosario, dagli scritti di Maria Valtorta Il Santo Rosario Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO
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La discesa dello Spirito Santo

(dal volume 10° dell’Evangelo come mi è stato rivelato)

Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell’arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino.

Si avvicina, sempre più armonico e più forte, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili.

La fiamma del lampadario, sino allora immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento l’investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l’onda di suono soprannaturale che le investe.

Gli apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima che hanno sempre.

Solo Giovanni non si spaventa, perchè vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, che alza il capo sorridendo ad una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e le due ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e Giovanni, che l’hanno imitata inginocchiandosi.

Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è fatto in men di un minuto.

E poi ecco la Luce,
il Fuoco,


lo Spirito Santo,

entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perchè Maria, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia, con un sorriso d’amore senza confini.

E dopo quell’attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l’Amore è raccolto sulla sua Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.

Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona che abbraccia e cinge come un serto il capo verginale, incoronando

Regina la Figlia,
la Madre,
la Sposa di Dio,
l’incorruttibile Vergine,
la Tutta Bella,
l’eterna Amata
e l’eterna Fanciulla che nulla cosa può avvilire e in nulla,
Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione,
avendo in comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi, di vitalità... avendone già un anticipo della bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del Paradiso.

Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell’Amata.
Quali parole le dirà?
Mistero!
Il viso benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla luce dello Spirito Santo.

Il Fuoco rimane così per qualche tempo... E poi dilegua... Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun terrestre fiore può sprigionare... Il profumo del Paradiso...

Gli apostoli tornano in loro stessi... Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude gli occhi, abbassa il capo... Continua il suo colloquio con Dio... insensibile a tutto... Nessuno osa turbarla.

Giovanni, accennandola, dice:
«è l’Altare. E sulla sua gloria si è posata la Gloria del Signore...».

«Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e siano manifeste le sue opere e le sue parole fra i popoli», dice Pietro con soprannaturale impulsività.

«Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me», dice Giacomo d’Alfeo.

«E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti». Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda...


Dice Maria:

«Quando lo Spirito del Signore scese ad investire della sua Potenza i dodici riuniti nel Cenacolo, si effuse anche su me.

Ma se per tutti fu una conoscenza che li rese cogniti della Terza Persona e dei divini suoi doni, per me non fu che un più vivo ritrovamento.

Per tutti fu fiamma, per me fu bacio.

Egli, l’eterno Paraclito, m’era già Sposo da trentaquattro anni ed il suo Fuoco m’aveva talmente posseduta e penetrata da fare del mio candore un corpo di Madre.

Anche dopo lo sponsale divino Egli m’aveva lasciata ricolma di Sè, nè poteva aggiungere Perfezione a Perfezione poichè Dio non può aumentare Se stesso, essendo perfettissimo e insuperabile nella sua misura ed essendosi donato a me senza limitazione, per fare della mia carne di donna un che di tanto santo da poter essere abitacolo al Divino che scendeva ad incarnarsi in me.

Ma ora che l’opera della sua donazione a me e della mia a Lui s’era compiuta ed il Figlio nostro era tornato al Cielo dopo avere tutto compiuto, Egli tornava a darmi il suo bacio di grazie.

Oh! Dio quanto vi insegna di riconoscenza!

Egli, il mio Signore, non mancava di esser riconoscente alla sua Serva che era stata strumento a suo servizio e, mentre ero io che ad ogni pulsare del cuore ripetevo:

"Santo, santo, santo e benedetto, Tu, Signore eccelso",

Egli lasciava il Cielo una seconda volta per rinnovare il suo abbraccio di Sposo e fra l’ardore e la voce della spartita Fiamma promettermi il terzo congiungimento senza fine nella beata dimora del Cielo.

Ed il Cielo fu più che mai, allora, la mia meta perchè, quando s’è gustato e rigustato l’Amore, sole e terra, creature e cose, scompaiono agli occhi nostri, e non resta che una vista, un sapore, un desiderio: quello di Dio.

Quello di avere Dio non per attimi ma in un eterno presente.
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