«Quando lo Spirito del Signore scese ad investire della sua Potenza i dodici riuniti nel Cenacolo, si effuse anche su me.
Ma se per tutti fu una conoscenza che li rese cogniti della Terza Persona e dei divini suoi doni, per me non fu che un più vivo ritrovamento.
Per tutti fu fiamma, per me fu bacio.
Egli, l’eterno Paraclito, m’era già Sposo da trentaquattro anni ed il suo Fuoco m’aveva talmente posseduta e penetrata da fare del mio candore un corpo di Madre.
Anche dopo lo sponsale divino Egli m’aveva lasciata ricolma di Sè, nè poteva aggiungere Perfezione a Perfezione poichè Dio non può aumentare Se stesso, essendo perfettissimo e insuperabile nella sua misura ed essendosi donato a me senza limitazione, per fare della mia carne di donna un che di tanto santo da poter essere abitacolo al Divino che scendeva ad incarnarsi in me.
Ma ora che l’opera della sua donazione a me e della mia a Lui s’era compiuta ed il Figlio nostro era tornato al Cielo dopo avere tutto compiuto, Egli tornava a darmi il suo bacio di grazie.
Oh! Dio quanto vi insegna di riconoscenza!
Egli, il mio Signore, non mancava di esser riconoscente alla sua Serva che era stata strumento a suo servizio e, mentre ero io che ad ogni pulsare del cuore ripetevo:
"Santo, santo, santo e benedetto, Tu, Signore eccelso",
Egli lasciava il Cielo una seconda volta per rinnovare il suo abbraccio di Sposo e fra l’ardore e la voce della spartita Fiamma promettermi il terzo congiungimento senza fine nella beata dimora del Cielo.
Ed il Cielo fu più che mai, allora, la mia meta perchè, quando s’è gustato e rigustato l’Amore, sole e terra, creature e cose, scompaiono agli occhi nostri, e non resta che una vista, un sapore, un desiderio: quello di Dio.
Quello di avere Dio non per attimi ma in un eterno presente.»