Annuncio del Regno di Dio i misteri della Luce Venti Misteri del Rosario, dagli scritti di Maria Valtorta Il Santo Rosario Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO
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L'annuncio del Regno di DIO

[discorso di Gesù prima della festa della Purificazione]

«Figli miei nel Signore, la festa della Purificazione è ormai imminente e ad essa Io, Luce del mondo, vi mando preparati con quel minimo necessario a ben compierla.

Il primo lume della festa da cui trarrete fiamma per tutti gli altri. Perchè ben stolto sarebbe colui che pretendesse accendere molti lumi non avendo come accendere il primo. E ancora più stolto sarebbe colui che pretendesse iniziare la sua santificazione dalle cose più ardue, trascurando ciò che è la base dell'edificio immutabile della perfezione: il Decalogo.

Si legge nei Maccabei che Giuda ed i suoi, avendo con la protezione del Signore ripreso il Tempio e la Città, distrussero gli altari agli dei stranieri e i tempietti e purificarono il Tempio. Poi alzarono un altro altare e con le pietre focaie suscitarono il fuoco, offersero i sacrifizi, fecero ardere l'incenso, posero i lumi e i pani della proposizione e poi, prostrati tutti a terra, supplicarono il Signore a non farli più peccare o, se per loro debolezza venissero di nuovo al peccato, che venissero trattati con divina misericordia.

E questo avveniva il venticinque del mese di casleu.
Consideriamo e applichiamo il racconto a noi stessi, perchè ogni parola della storia d'Israele, essendo di popolo eletto, ha un significato spirituale.

La vita è sempre insegnamento.
La vita d'Israele è insegnamento non solo per i giorni terreni, ma per la conquista dei giorni eterni.

"Distrussero gli altari e i tempietti pagani".
Ecco la prima operazione. Quella che Io vi ho indicato di fare col nominarvi gli dei individuali che sostituiscono il Dio vero: le idolatrie del senso, dell'oro, dell'orgoglio, i vizi capitali che portano alla profanazione e morte dell'anima e del corpo e al castigo di Dio.
Io non vi ho schiacciati sotto le innumerabili formule che ora opprimono i fedeli, e sono di baluardo alla vera Legge, oppressa, nascosta da cumuli e cumuli di proibizioni tutte esteriori, che con la loro oppressione conducono il fedele a perdere di vista la lineare, chiara, santa voce del Signore che dice:

"Non bestemmiare.
Non idolatrare.
Non profanare le feste.
Non disonorare i genitori.
Non uccidere.
Non fornicare.
Non rubare.
Non mentire.
Non invidiare le cose altrui.
Non appetire la moglie altrui".

Dieci.
E non uno di più.
E sono le dieci colonne del tempio dell'anima.
Sopra splende l'oro del precetto santo fra i santi:

"Ama il tuo Dio. Ama il tuo prossimo. È il coronamento del tempio. È la protezione delle fondamenta. È la gloria del costruttore. Senza l'amore uno non potrebbe ubbidire alle dieci regole e cadrebbero le colonne, tutte od alcuna, e il tempio rovinerebbe o totalmente o parzialmente. Ma sempre sarebbe rovinato e non più atto ad accogliere il Santissimo.
Fate ciò che vi ho detto, abbattendo le tre concupiscenze. Dando un nome schietto al vostro vizio, così come schietto è Dio nel dirvi: "Non fare questo e quello".

Inutile sottilizzare sulle forme.
Chi ha un amore più forte di quello che dà a Dio, quale che sia questo amore, è un idolatra.
Chi nomina Dio professandosi suo servo e poi lo disubbidisce, è un ribelle.
Chi per avidità lavora in sabato è un profanatore ed è un diffidente e presuntuoso.
Chi nega un soccorso ai genitori adducendo pretesti, anche se dice che sono opere date a Dio, è uno in odio a Dio, che ha messo i padri e le madri a sua figura sulla Terra.
Chi uccide è sempre assassino.
Chi fornica è sempre lussurioso.
Chi ruba è sempre ladro.
Chi mente è sempre un abbietto.
Chi vuole ciò che non è suo, è sempre un ingordo della più esecrata fame.
Chi profana un talamo è sempre un immondo.
Così è.
E vi ricordo che dopo l'erezione del vitello d'oro venne l'ira del Signore, dopo l'idolatria di Salomone lo scisma che divise e indebolì Israele, dopo l'ellenismo accettato, e anzi ben accolto e introdotto da giudei indegni sotto Antioco Epifane, vennero le nostre attuali sventure di spirito, di fortuna e di nazionalità.
Vi ricordo che Nabal e Abiù, falsi servi di Dio, furono percossi da Geovè. Vi ricordo che non era santa la manna del sabato.
Vi ricordo Cam e Assalonne.
Vi ricordo il peccato di Davide su Una e quello di Assalonne su Amnon.
Vi ricordo la fine di Assalonne e quella di Amnon.
Vi ricordo la sorte di Eliodoro ladro, e Simone e Menelao.
Vi ricordo la ignobile fine dei due rettori falsi che avevano testimoniato con menzogna su Susanna.
E potrei continuare senza trovare fine agli esempi.

Ma torniamo ai Maccabei.

"E purificarono il Tempio".

Non basta dire: "Distruggo".
Occorre dire: "Purifico".

Vi ho detto come si purifica l'uomo:
col pentimento umile e sincero.

Non vi è peccato che Dio non perdoni se il peccatore è realmente pentito. Abbiate fede nella Bontà divina. Se voi poteste giungere a capire cosa è questa Bontà, anche fossero su voi tutti i peccati del mondo, non fuggireste da Dio, ma anzi correreste ai suoi piedi, perché solo il Buonissimo può perdonare ciò che l'uomo non perdona.

"E alzarono un altro altare".
Oh! non tentate inganno col Signore. Non siate falsi nel vostro agire. Non mescolate Dio a Mammona. Avreste un altare vuoto: quello di Dio. Perchè inutile alzare un altare nuovo se permangono anche resti dell'altro.
O Dio o l'idolo.
Scegliete.

"E suscitarono il fuoco con la pietra e l'esca".
Pietra è la ferma volontà di essere di Dio.
Esca è il desiderio di annullare con tutto il restante della vita anche il ricordo del vostro peccato dal cuore di Dio.

Ecco allora che si suscita il fuoco:
l'amore.
Perchè il figlio che cerca di riconfortare l'offeso genitore con tutta una vita onorata, che fa se non amare il padre, volendolo lieto del figlio suo, già lacrima e ora gioia?

Ora, giunti a questo, potete offrire i sacrifici, ardere gli incensi, porre i lumi e i pani. Non saranno invisi a Dio i sacrifici, e grate saranno le preghiere, veramente illuminato l'altare, ricco del cibo della vostra offerta giornaliera. Potrete pregare dicendo: "Siici protettore", perché Egli amico vi sarà. Ma la sua misericordia non ha atteso che voi chiamaste pietà. Ha precorso il vostro desiderio. E vi ha mandato la Misericordia a dirvi:

"Sperate. 'Io ve lo dico: Dio vi perdona. Venite al Signore".

Un altare è già fra voi: il nuovo altare.
Da esso sgorgano fiumi di luce e di perdono.
Come un olio si spandono, medicano, rinforzano.
Credete nella Parola che da esso viene. Piangete con Me sui vostri peccati. Come il levita che guida il coro, Io dirigo le vostre voci a Dio, e non sarà respinto il vostro gemito se è unito alla mia voce. Con voi mi annichilo, Fratello agli uomini nella carne, Figlio al Padre nello spirito, e dico per voi, con voi:

"Da questo profondo abisso, dove Io-Umanità sono caduto, grido a Te, Signore.
Ascolta la voce di chi si guarda e sospira, e non chiudere il tuo udito alle mie parole. Orrore è il vedermi, o Dio. Orrore io sono anche agli occhi miei! E che sarò agli occhi tuoi?
Non guardare alle mie colpe, o Signore, perché altrimenti io non potrò resistere innanzi a Te, ma usa su me la tua misericordia.

Tu l'hai detto:
'Io Misericordia sono'.
Ed io credo alla tua parola.
L'anima mia, ferita ed abbattuta, confida in Te, nella tua promessa, e dall'alba a notte, dalla giovinezza alla vecchiaia io spererò in Te".

Colpevole di omicidio e di adulterio, riprovato da Dio, ben ottiene Davide perdono, dopo aver gridato al Signore:

"Abbi pietà non per mio rispetto ma per onore della tua misericordia, che è infinita. E per essa cancella il mio peccato.
Non vi è acqua che possa lavare il mio cuore se non è presa nelle acque profonde della tua santa bontà.

Con essa lavami della iniquità mia e purificami dalla mia sozzura. Non nego d'aver peccato. Ma anzi io confesso il mio delitto e come un testimonio accusatore la colpa mi è sempre davanti. Ho offeso l'uomo nel prossimo e in me stesso, ma di avere peccato contro Te particolarmente mi dolgo.

E questo ti dica che riconosco che Tu sei giusto nelle tue parole e temo il tuo giudizio che trionfa su ogni potenza umana.

Ma considera, o Eterno, che in colpa sono nato e che peccatrice fu chi mi ha concepito, e che pure Tu tanto mi hai amato da giungere a svelarmi la tua sapienza ed a darmela per maestra nel comprendere i misteri delle tue sublimi verità. E se tanto hai fatto, devo temere di Te?

No. Non temo.
Aspergimi coll'amaro del dolore e sarò purificato.
Lavami col pianto e diverrò come neve alpina.
Fammi sentire la tua voce ed esulterà il tuo servo umiliato, perchè la tua voce è gioia e letizia anche se rampogna.
Volgi il tuo volto ai miei peccati. Il tuo sguardo cancellerà le mie iniquità.
Il cuore che Tu mi hai dato mi fu profanato da Satana e dalla mia debole umanità.

Creami un nuovo cuore che sia puro e distruggi ciò che è corruzione nelle viscere del tuo servo, perchè regni solo in lui uno spirito retto.

Ma non mi scacciare dalla tua presenza e non mi levare l'amicizia tua, perchè solo la salute che da Te viene è gioia per l'anima mia, e il tuo spirito sovrano è conforto dell'umiliato.

Fa' che io divenga colui che va fra gli uomini dicendo:
'Osservate quanto è buono il Signore. Andate sulle sue vie e sarete benedetti come io lo sono, io aborto dell'uomo e che ora torno figlio di Dio per la grazia che rinasce in me'.

E a Te si convertiranno gli empi. Il sangue e la carne ribollono e urlano in me.
Liberami da essi, o Signore, salvezza dell'anima mia, ed io canterò le tue lodi.
Non sapevo. Ma ora ho compreso.

Non un sacrifizio d'arieti Tu vuoi, ma l'olocausto d'un cuore contrito.

Un cuore contrito e umiliato ti è più gradito di arieti e montoni, perchè Tu per Te ci hai creati, e vuoi che noi di ciò ci ricordiamo e ti rendiamo ciò che è tuo.

Sii a me benigno per la tua grande bontà e riedifica la mia e tua Gerusalemme: quella di uno spirito purificato e perdonato sul quale possa venire offerto il sacrificio, l'oblazione e l'olocausto per il peccato, per il grazie e per la lode.
Ed ogni mio nuovo giorno sia un'ostia di santità consumata sul tuo altare per salire coll'odore del mio amore sino a Te".

Venite! Andiamo al Signore. Io avanti, voi dietro. Andiamo alle acque di salute, andiamo nei pascoli santi, andiamo nelle terre di Dio. Dimenticate il passato.
Sorridete al futuro.
Non pensate al fango, ma guardate le stelle. Non dite: "Son tenebra"; dite:
"Dio è Luce".

Io sono venuto ad annunziarvi la pace, a dire ai mansueti la Buona Novella, a curare quelli che hanno il cuore infranto da troppe cose, a predicare la libertà a tutti gli schiavi, primi fra tutti quelli di Mammona, a liberare i prigionieri dalle concupiscenze.

Io vi dico: l'anno di grazia è venuto.
Non piangete voi tristi della tristezza di chi si sente peccatore, non lacrimate, esuli dal Regno di Dio.
Io sostituisco la cenere con l'oro, l'olio alle lacrime.

A festa vi vesto per presentarvi al Signore e dire:
"Ecco le pecorelle che Tu mi mandasti a cercare. Io le ho visitate e radunate, le ho contate, ho cercato le disperse e te le ho portate sottraendole ai nuvoli e alle caligini.
Le ho prese frammezzo a tutti i popoli, le ho riunite da tutte le regioni per condurle alla Terra non più terra che per esse Tu hai preparato, o Padre santo, per portarle sulle cime paradisiache dei tuoi monti opimi dove tutto è luce e bellezza, lungo i rivi delle celesti beatitudini dove si satollano di Te gli spiriti da Te amati.
Sono andato in cerca anche delle ferite, ho guarito le fratturate, ho ristorato le deboli, non ne ho trascurato una sola. E la più sbranata dagli avidi lupi dei sensi me la sono messa come un giogo d'amore sulle spalle e te la poso ai piedi, Padre benigno e santo, perché ella non può più camminare, non sa le tue parole, è una povera anima inseguita dai 'rimorsi' e dagli uomini, è uno spirito che rimpiange e trema, è come un'onda spinta e respinta dal flutto sul lido. Viene col desiderio, la respinge la cognizione di sè...

Aprile il tuo seno, Padre tutto amore, perchè in esso trovi pace questa creatura smarrita.
Dille: 'Vieni'.
Dille: 'Sei mia'. Fu di tutto un mondo. Ma ne ha nausea e paura. Dice: ' Ogni padrone è uno sgherro lurido ' Fà che possa dire: 'Questo mio Re mi ha dato la gioia d'esser presa! '. Non sa cosa sia l'amore.

Ma se Tu l'accogli saprà cosa è questo amore celeste che è l'amore nuziale fra Dio e lo spirito umano, e come un uccello liberato dalle gabbie dei crudeli salirà, salirà, sempre più in alto, sino a Te, al Cielo, alla gioia, alla gloria, cantando:

'Ho trovato Colui che cercavo. Non ha altro desiderio il mio cuore. In Te mi poso e giubilo, Signore eterno, nei secoli dei secoli beata! "'.
Andate.
Con spirito nuovo celebrate la festa della Purificazione.
E la luce di Dio si accenda in voi
».


[…..]

O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto.
Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri.

Ricchi, non sprezzate;
mercanti, non frodate;
poveri, non invidiate.

Siete tutti di un sangue e di un Dio.
Siete tutti chiamati ad un destino. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada.

Semplice, buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali ma tuffati in luce d'amore. Venite. Io ve li mostrerò quali sono:
amore, amore, amore.
Amore di Dio a voi,
di voi a Dio.
Amore fra prossimo.

Sempre amore,
perché Dio è Amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l'amore.

Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio.
Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia.
Una gloria nuova vi è porta, quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore.

Iniziate dall'amore.
Non vi è cosa più grande.
Ma, quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione.

La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà
».


Nel Regno del Padre mio [….]
Non i ricchi e potenti, perchè tali, avranno onori.

Ma solo coloro che avranno sempre amato Dio amandolo sopra se stessi ed ogni altra cosa quale il denaro, il potere, la donna, la mensa; e amando i propri simili che sono tutti gli uomini, sia che siano ricchi o poveri, noti o ignoti, dotti o senza coltura, buoni o malvagi.

Sì, anche i malvagi bisogna amarli. Non per la loro malvagità, ma per la pietà verso la loro anima da loro ferita a morte.
Occorre amarli di un amore che supplica il Padre celeste di guarirli e redimerli.

Nel Regno dei Cieli saranno beati coloro che avranno onorato il Signore con verità e giustizia, e amato i genitori ed i parenti per rispetto;
coloro che non avranno rubato in nessun modo e nessuna cosa, ossia avranno dato e preteso il giusto, anche nel lavoro dei servi;
coloro che non avranno ucciso nè riputazioni nè creature e non avranno avuto desiderio di uccidere, anche se i modi degli altri sono tanto crudeli da sollevare il cuore a sdegno e a rivolta;
coloro che non avranno giurato il falso danneggiando il prossimo e la verità;
coloro che non avranno commesso adulterio o vizio carnale quale che sia;
coloro che miti e rassegnati avranno sempre accettato la loro sorte senza invidie verso gli altri.

Di questi è il Regno dei Cieli,
ed anche il mendico può essere lassù un re beato, mentre il Tetrarca nel suo potere sarà men che nulla, più che nulla anzi: sarà pasto di Mammona se avrà agito contro la legge eterna del Decalogo
».

Gesù, ora con tutti i discepoli, entra nella sinagoga di Cafarnao dopo aver attraversato la piazza e la via che ivi conducono. La notizia del nuovo miracolo deve essere già corsa, perché vi è molto sussurrio e molti commenti. […..] Gesù è al suo posto. Dopo dei canti e delle preghiere fatti col popolo, si volta per parlare.
L'archisinagogo gli chiede se vuole qualche rotolo, ma Gesù risponde:

«Non occorre. Ho già il soggetto». E inizia:

«Il grande re d'Israele, Davide di Betlemme, dopo aver peccato pianse, nella contrizione del suo cuore, gridando a Dio il suo pentimento e chiedendo da Dio perdono.

Davide aveva avuto lo spirito oscurato dalla caligine del senso, e questo gli aveva impedito di più vedere il volto di Dio e di comprenderne la parola.
Il volto, ho detto. Nel cuore dell'uomo è un punto che si ricorda del volto di Dio, il punto più eletto, quello che è il nostro Sancta Sanctorum, quello da cui vengono le sante ispirazioni e le sante decisioni, quello che profuma come un altare, splende come un rogo, canta come sede di serafini. Ma quando il peccato fuma in noi, ecco che quel punto si offusca tanto che cessa la luce, il profumo, il canto, e solo resta puzzo di pesante fumo e sapor di cenere.
Ma quando torna la luce, perchè un servo di Dio seco la porta all'oscurato, ecco che allora costui vede la sua bruttezza, la sua condizione inferiore, e inorridito di sè esclama come re Davide:

"Abbi pietà di me, Signore, secondo la tua grande misericordia, e per la tua infinita bontà lavami dal mio peccato", e non dice: "Non posso esser perdonato, perciò insisto nel peccare".
Ma dice: "Io sono umiliato, contrito io sono, ma, te ne prego, Tu che sai come nella colpa sono nato, di aspergermi e mondarmi perchè pari a neve delle cime io ritorni".
Ma dice ancora: "Non di arieti e di bovi sarà il mio olocausto, ma la contrizione vera del cuore. Perchè io so che questa Tu vuoi da noi e non la disprezzi".

Questo diceva Davide dopo il peccato e dopo che il servo del Signore, Natan, lo ebbe fatto pentito. Questo, a più ragione, devono dire i peccatori, ora che il Signore non manda ad essi un suo servo, ma il Redentore stesso, il suo Verbo, il quale, giusto e dominatore non solo degli uomini, ma anche dei superi e degli inferi, è sorto fra il suo popolo come la luce dell'aurora, che al levarsi del sole al mattino brilla senza nubi.

Avete già letto come l'uomo, preda a Mammona, sia più debole di un etico morente, anche se avanti era il "forte".

Sapete come Sansone fu nulla dopo aver ceduto al senso.
Io voglio che voi conosciate la lezione di Sansone, figlio di Manue, destinato a vincere i filistei, oppressori d'Israele.
Condizione prima per esser tale era che sin dal suo concepimento fosse tenuto vergine da ciò che stuzzica il senso basso e fa connubio di viscere d'uomo con carni immonde: ossia vino e sicera e carni grasse, che accendono i lombi di un fuoco impuro.
Condizione seconda: che per essere il liberatore fosse sacro al Signore sin dall'infanzia, e tale restasse per continuo nazareato.

Sacro è colui che non solo esternamente ma internamente santo si conserva.

Allora Dio è con lui.

Ma la carne è carne, e Satana è Tentazione. E Tentazione prende strumento, per combattere Dio in un cuore e nei suoi santi decreti, con la carne che eccita l'uomo: con la donna. Ecco allora tremare la forza del "forte" ed esso divenire un debole che sciupa la dote datagli da Dio.

Ora ascoltate: Sansone venne legato con sette corde di nervi freschi, con sette corde nuove, fissato al suolo con sette trecce dei suoi capelli. E sempre egli aveva vinto.
Ma non si tenta invano il Signore neppure nella sua bontà.
Non è lecito.
Egli perdona, perdona, perdona.

Ma esige volontà di uscire dal peccato per continuare a perdonare.

Stolto chi dice: "Signore, perdono" e poi non fugge ciò che lo induce a continuo peccato!

Sansone, vittorioso tre volte, non fugge Dalila, il senso, il peccato, e annoiato a morte, dice il Libro, ed essendogli venuto meno l'animo, dice il Libro, svelò il segreto: "La mia forza è nelle mie sette trecce. Non vi è nessuno fra voi che, stanco della grande stanchezza del peccato, senta venirgli meno l'animo, perchè nulla accascia quanto la mala coscienza, e stia per darsi vinto al Nemico? No, chiunque tu sia, no, non lo fare. Sansone dette alla Tentazione il segreto di vincere le sue sette virtù: le sette simboliche trecce, le sue virtù , ossia la sua fedeltà di nazareo; si addormentò stanco sul seno della donna e fu vinto. Cieco, schiavo, impotente, per aver rifiutato la fede al suo voto.

Nè tornò il "forte", il "liberatore" che quando, nel dolore di un pentimento vero, ritrovò la sua forza...
Pentimento, pazienza, costanza, eroismo, e poi, o peccatori, Io vi prometto di essere i liberatori di voi stessi.

In verità vi dico che non vi è battesimo che valga, nè vi è rito che serva, se non vi è pentimento e volontà di rinunciare al peccato.

In verità vi dico che non vi è peccatore tanto peccatore, che non possa far rinascere col suo pianto le virtù che il peccato ha strappate dal suo cuore.


[………]


Gesù [......]
si dirige sotto un arco del portico e, addossato ad una colonna, comincia a parlare. Prende lo spunto dal fatto del mattino.

«Stamane, entrando in Sionne, ho visto che per pochi denari due figli d'Abramo erano pronti ad uccidersi.
Nel nome di Dio avrei potuto maledirli, poichè Dio dice: "Non ucciderai", e dice anche che chi non lo ubbidisce nella sua Legge sarà maledetto.
Ma ho avuto pietà della loro ignoranza allo spirito della Legge ed ho solo impedito l'omicidio per dare loro modo di pentirsi, conoscere Dio, servirlo in obbedienza, amando non solo chi li ama, ma anche chi è loro nemico.
Sì, Israele. Un giorno nuovo sorge per te e anche più luminoso si fa il precetto d'amore.
Comincia forse l'anno col nebbioso etanim, oppure con il triste casleu dalle giornate più brevi di un sogno e dalle notti lunghe come un malanno?

No, esso ha inizio col fiorito, solare, allegro nisam, in cui tutto ride e il cuore dell'uomo, anche fosse il più povero e triste, si apre alla speranza perchè viene l'estate, le biade, il sole, le frutta, dolce è il dormire anche su un prato in fiore con le stelle per lucerna, facile il nutrirsi perchè ogni zolla porta erba o frutto per la fame dell'uomo.

Ecco, o Israele.
Finito è l'inverno, tempo di attesa.
Ora è la gioia della promessa che si compie.
Il Pane e il Vino stanno per esser pronti alla tua fame. Il Sole è fra te. Tutto, a questo Sole, prende più ampio e dolce respiro. Anche il precetto della nostra Legge, il primo, il più santo dei precetti santi:

"Ama il tuo Dio e ama il tuo prossimo".

Nella relativa luce che fin qui ti fu concessa, ti fu detto - non avresti potuto fare di più, perchè su te ancora pesava il corruccio di Dio per la colpa di disamore di Adamo - ti fu detto:
"Ama coloro che ti amano e odia il tuo nemico. E nemico ti era non solo chi varcava i tuoi patrii confini, ma anche chi ti aveva mancato, privatamente, o che ti pareva avesse mancato. Onde l'odio covava in tutti i cuori, poichè quale è mai quell'uomo che, volutamente o senza volere, non fa offesa al fratello? E quale quello che giunge a vecchiezza senza essere offeso?

Io vi dico: amate anche chi vi offende.
Fatelo pensando che Adamo, e ogni uomo per lui, è prevaricatore verso Dio, nè vi è alcuno che possa dire: " Io non ho offeso Dio ".

Eppure Dio perdona, non una ma dieci e dieci volte perdona, ma mille e diecimila volte perdona, e nè è prova il sussistere dell'uomo sulla terra.

Perdonate dunque come Dio perdona.

E se non lo potete fare per amore verso il fratello che vi ha nuociuto, fatelo per amore di Dio che vi dà pane e vita, che vi tutela nei bisogni della terra ed ha predisposto ogni evento per procurarvi l'eterna pace sul suo seno.

Questa è la Legge nuova, la Legge della primavera di Dio, del tempo fiorito della Grazia venuta fra gli uomini, del tempo che vi darà il Frutto senza pari che vi aprirà le porte del Cielo.
La voce che parlava nel deserto non si ode. Ma muta non è. Essa parla ancora a Dio per Israele e parla ancora ad ogni retto israelita nel cuore, e dice - dice dopo avervi insegnato a far penitenza per preparare le vie al Signore che viene, e ad avere carità dando il superfluo a chi non ha neppure il necessario, e ad avere onestà non estorcendo e vessando - vi dice:

"L'Agnello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo, Colui che battezzerà col fuoco dello Spirito Santo è fra voi. Egli pulirà la sua aia, raccoglierà il suo frumento".

Sappiate conoscere Colui che il Precursore vi indica.
Le sue sofferenze operano verso Dio per darvi luce. Vedete. Si aprano i vostri occhi spirituali. Conoscerete la Luce che viene. Io raccolgo la voce del Profeta che annuncia il Messia, e col potere che mi viene dal Padre la amplifico e vi unisco il mio potere, e vi chiamo alla verità della Legge.
Preparate i vostri cuori alla grazia della Redenzione vicina.
Il Redentore è fra voi.
Beati quelli che saranno degni di essere redenti perché avranno avuto buona volontà.
La pace sia con voi
»


Gesù; comincia a parlare.
[......] Vuole avere intorno i suoi piccoli.
Una corona di visetti innocenti, di occhi luminosi, di sorrisi angelici, alzati a guardare Lui.

Gesù; parla, e nel parlare carezza di tanto in tanto la testolina ricciuta di un bambinello che gli si è seduto ai piedi e che gli tiene la testa appoggiata sulle ginocchia, sul braccino ripiegato. Gesù; parla seduto su un gran mucchio di ceste e reti.

«"Il mio diletto è disceso nel suo giardino, all'aiuola degli aromi, a pascersi tra i giardini e a cogliere gigli... egli che si pasce fra i gigli ", dice Salomone di Davide da cui vengo (Cantico dei cantici 6, 2-3), Io, Messia d'Israele.

Il mio giardino!
Quale giardino più; bello e più; degno di Dio, del Cielo dove sono fiori gli angeli creati dal Padre?
Eppure no. Un altro giardino ha voluto il Figlio unigenito del Padre, il Figlio dell'uomo perchè per l'uomo Io ho carne, senza la quale non potrei redimere le colpe della carne dell'uomo.

(Non perchè fosse indispensabile l’incarnazione per redimere, ma perchè essa corrisponde alla volontà del Padre cui aderiscel’ ubbidienza del Figlio: ciò si deduce dall’intero contesto dell’opera valtortiana. La realtà dell’incarnazione del Verbo è affermata, per esempio, al Vol 3 Cap 207 e al Vol 9 Cap 587; e la sua ragione d’essere è spiegata al cap 69, nel Vol 2 Cap 96 (il redentore non poteva essere un angelo), Cap 126, Vol 3 Cap 167, Vol 4 Cap 281, Vol 7 Cap 444-487-498, Vol 9 Cap 567. Ben diverso significato ha l’incarnazione di cui tratteremo in nota al Vol 9 Cap 587)

Un giardino che avrebbe potuto esser di poco inferiore al celeste, se dal Paradiso terrestre si fossero effusi, come dolci api da un'arnia, i figli di Adamo, i figli di Dio, per popolare la terra di santità destinata tutta al Cielo.
Ma triboli e spine ha seminato il Nemico nel cuore di Adamo, e triboli e spine da esso cuore sono traboccati sulla terra.
Non più giardino, ma selva aspra e crudele in cui stagna la febbre e si annida il serpe.

Ma pure il Diletto del Padre ha ancora un giardino in questa terra su cui impera Mammona. Il giardino in cui va a pascersi del suo cibo celeste: amore e purezza; l'aiuola da cui coglie i fiori a Lui cari, in cui non è macchia di senso, di cupidigia, di superbia.
Questi.
(Gesù; carezza quanti più; piccoli può, passando la sua mano sulla corona di testoline attente, un'unica carezza che li sfiora e fa sorridere di gioia).
Ecco i miei gigli.

Non ebbe Salomone, nella sua ricchezza, veste più bella del giglio che profuma la convalle, nè diadema di più aerea e splendida grazia di quello che ha il giglio nel suo calice di perla.
Eppure al mio cuore non vi è giglio che valga un di questi.
Non vi è aiuola, non vi è giardino di ricchi, tutto a gigli coltivato, che mi valga quanto un sol di questi puri, innocenti, sinceri, semplici pargoli.

O uomini, o donne d'Israele!
O voi, grandi ed umili per censo e per carica, udite!

Voi qui siete per volermi conoscere e amare. Or dunque sappiate la condizione prima per essere miei. Io non vi dico parole difficili. Non vi do esempi più difficili ancora. Vi dico:

" Prendete questi ad esempio ".

Quale fra voi che non abbia un figlio, un nipote, un piccolo fratello nella puerizia, nella fanciullezza, per casa?

Non è un riposo, un conforto, un legame fra sposi, fra parenti, fra amici, un di questi innocenti, la cui anima è pura come alba serena, il cui viso fuga le nubi e mette speranze, e le cui carezze asciugano le lacrime e infondono forza di vita?
Perchè in loro tanto potere?
In loro: deboli, inermi, ignoranti ancora?

Perchè hanno in sè Dio, hanno la forza e la sapienza di Dio.

La vera sapienza: sanno amare e credere.

Sanno credere e volere.

Sanno vivere in questo amore e in questa fede.

Siate come essi: semplici, puri, amorosi, sinceri, credenti.

Non vi è sapiente in Israele che sia maggiore al più piccolo di questi, la cui anima è di Dio e di essa è il suo Regno.

Benedetti dal Padre,
amati dal Figlio del Padre,
fiori del mio giardino, la mia pace sia su voi e su coloro che vi imiteranno per mio amore
».


Gesù si è fermato e guarda il visetto acceso dall’amore più che dal sole. La gioia di Gesù è così viva che pare un altro sole si sia acceso nella sua anima e irraggi dalle pupille. Si china e bacia sulla fronte il bambino. Si è fermato davanti ad una casetta modesta con un pozzo sul davanti. Gesù va poi a sedersi presso il pozzo e là lo raggiungono i discepoli, che ancora stanno misurando le rispettive prerogative.

Gesù li guarda. Poi li chiama:
«Venite qui intorno e udite l’ultimo insegnamento della giornata, voi che vi fate rochi nella celebrazione dei vostri meriti e pensate di aggiudicarvi un posto in base a quelli. Vedete questo fanciullo? Egli è nella verità più di voi. La sua innocenza gli dà la chiave per aprire le porte del mio Regno. Egli ha compreso, nella sua semplicità di pargolo, che nell’amore è la forza per divenire grandi e nell’ubbidienza fatta per amore quella per entrare nel mio Regno.

Siate semplici, umili, amorosi di un amore che non è solo dato a Me ma è scambievole tra voi, ubbidienti alle mie parole, a tutte, anche a queste, se volete aggiungere dove entreranno questi innocenti. Imparate dai piccoli. Il Padre rivela loro la verità come non la rivela ai sapienti
».

Annuncio del Regno di Dio i misteri della Luce Venti Misteri del Rosario, dagli scritti di Maria Valtorta Il Santo Rosario Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO