Maria offre il Bambino - che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni - al sacerdote.
Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di altare che sta su quei gradini.
Il rito è compiuto.
Il Bambino viene restituito alla Mamma e il sacerdote se ne va.
Vi è della gente che guarda curiosa.
Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante, che si appoggia ad un bastone.
Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli ottant'anni.
Egli si accosta a Maria e le chiede di dargli per un attimo il Piccino.
Maria lo accontenta sorridendo.
Simeone, lo prende, lo bacia.
Gesù gli sorride con la smorfietta incerta dei poppanti.
Maria e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del Piccino.
Sento le parole del santo vecchio e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte, alle parole del vecchio, presa da ilarità.
Il sorriso di Maria si spegne in un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore.
Per quanto Ella sappia, questa parola le trafigge lo spirito. Si avvicina di più a Giuseppe, Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve, come anima assetata, le parole di Anna, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire e le promette che l'Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l'ora del dolore.
«Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il tuo pianto. Non è mai mancato l'aiuto del Signore alle grandi donne d'Israele, e tu sei ben più di Giuditta e di Giaele. Il nostro Dio ti darà cuore di oro purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione, la Madre.
E tu, Bambino, ricordati di me nell'ora della tua missione».