L'arrivo di Maria a Ebron e il suo incontro con Elisabetta.
Lc 1, 40-55
Stanno abbracciate un attimo e poi Elisabetta si stacca con un: «Ah!» misto di dolore e di gioia, e si porta le
mani sul ventre ingrossato.
China il viso impallidendo e arrossendo alternativamente. Maria e il servo
stendono le mani per sostenerla, perchè ella vacilla come si sentisse male.
Ma Elisabetta, dopo esser stata un minuto come raccolta in sè, alza un volto talmente radioso che pare
ringiovanito, guarda Maria sorridendo con venerazione come vedesse un angelo, e poi si inchina in un
profondo saluto dicendo:
«Benedetta tu fra tutte le donne!
Benedetto il Frutto del tuo seno!
Come ho meritato che venga a me, tua serva, la Madre del mio Signore?
Ecco, al suono
della tua voce il bambino m'è balzato in seno come per giubilo e quando t'ho abbracciata lo Spirito del
Signore mi ha detto altissima verità al cuore.
Te beata, perchè hai creduto che a Dio fosse possibile anche ciò
che non appare possibile ad umana mente!
Te benedetta, che per la tua fede farai compiere le cose a te
predette dal Signore e predette ai Profeti per questo tempo!
Te benedetta, per la Salute che generi alla stirpe
di Giacobbe!
Te benedetta, per aver portato la Santità al figlio mio che, lo sento, balza, come capretto
festante, di giubilo nel mio seno, perchè si sente liberato dal peso della colpa, chiamato ad esser colui che
precede, santificato prima della Redenzione dal Santo che cresce in te!».