La flagellazione di Gesu' I misteri del dolore Venti Misteri del Rosario, dagli scritti di Maria Valtorta Il Santo Rosario Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO
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La flagellazione di Gesù

[….] E Gesù, legato di nuovo, esce, con una tunica di lino, che gli giunge al ginocchio, sopra la rossa veste di lana. E tornano da Pilato. Ora, quando la centuria fende a fatica la folla, che non si è stancata di attendere davanti al palazzo proconsolare - ed è strano vedere tanta folla in quel luogo e nelle vicinanze, mentre il resto della città appare vuoto di popolo - Gesù vede in gruppo i pastori, e sono al completo, ossia Isacco, Gionata, Levi, Giuseppe, Elia, Mattia, Giovanni, Simeone, Beniamino e Daniele, insieme ad un gruppetto di galilei di cui riconosco Alfeo e Giuseppe di Alfeo, insieme a due altri che non conosco ma che direi giudei alla acconciatura.
E più oltre, scivolato fin dentro al vestibolo, seminascosto dietro una colonna, insieme ad un romano che direi un servo, vede Giovanni. Sorride a questo e a quelli... I suoi amici... Ma che sono questi pochi, e Giovanna e Manaem e Cusa, in mezzo ad un oceano di odio che bolle?...

Il centurione saluta Ponzio Pilato e riferisce.

«Qui ancora?! Auf! Maledetta questa razza! Fate avanzare la plebaglia e portate qui l'Accusato. Euè! che noia!».

Va verso la folla, sempre fermandosi a metà vestibolo.

«Ebrei, udite.
Mi avete condotto quest'uomo come sobillatore del popolo. Davanti a voi l'ho esaminato e non ho trovato in Lui nessuno dei delitti di cui lo accusate. Erode non più di me ha trovato. E a noi lo ha rimandato. Non merita la morte. Roma ha parlato. Però, per non dispiacervi levandovi il sollazzo, vi darò in cambio Barabba.
(Potrebbe essere il ladro e assassino nominato da Gesù al Vol 9 Capp 567 e 576 dalla gente, perché apprendiamo da Matteo 27, 16 che si trattava di “un prigioniero famoso”).
E Lui lo farò colpire con quaranta colpi di fustigazione. Basta così».

«No, no! Non Barabba! Non Barabba! A Gesù la morte! E morte orrenda! Libera Barabba e condanna il Nazzareno».

«Ma udite! Ho detto fustigazione. Non basta? Lo farò flagellare, allora! è atroce, sapete? Può morire per essa. Che ha fatto di male? Io non trovo nessuna colpa in Lui. E lo libererò».

«Crocifiggi! Crocifiggi! A morte! Protettore dei delinquenti sei! Pagano! Satana tu pure!»

La folla si fa sotto e la prima schiera di soldati ondeggia nell'urto, non potendo usare le aste. Ma la seconda fila, scendendo d'un gradino, rotea le aste e libera i compagni.

«Sia flagellato», ordina Pilato a un centurione.

«Quanto?».

«Quanto ti pare... Tanto è affare finito. E io sono annoiato. Va'».

Gesù viene tradotto da quattro soldati nel cortile oltre l'atrio. In esso, tutto selciato di marmi colorati, è al centro un'alta colonna simile a quella del porticato.
A un tre metri dal suolo essa ha un braccio di ferro sporgente per almeno un metro e terminante in anello.
A questa viene legato Gesù con le mani congiunte sull'alto del capo, dopo che fu fatto spogliare.
Egli resta unicamente con delle piccole brache di lino e i sandali.
Le mani legate ai polsi vengono alzate sino all'anello, di modo che Egli, per quanto sia alto, non poggia al suolo che la punta dei piedi...
E deve essere tortura anche questa posizione.
Ho letto non so dove che la colonna era bassa e Gesù stava curvo. Sarà. Io vedo così e così dico.
Dietro a Lui si, colloca uno dalla faccia di boia, dal netto profilo ebraico; davanti a Lui, un altro dalla faccia uguale.

Sono armati del flagello, fatto di sette strisce di cuoio legate ad un manico e terminanti in un martelletto di piombo.

Ritmicamente, come per un esercizio, si danno a colpire.

Uno davanti, l'altro di dietro, di modo che il tronco di Gesù è in una ruota di sferze e di flagelli.

I quattro soldati a cui è consegnato, indifferenti, si sono messi a giocare a dadi con altri tre soldati sopraggiunti.

E le voci dei giuocatori si cadenzano sul suono dei flagelli, che fischiano come serpi e poi suonano come sassi gettati sulla pelle tesa di un tamburo, percuotendo il povero corpo così snello e di un bianco d'avorio vecchio, e che diviene prima zebrato di un rosa sempre più vivo, poi viola, poi si orna di rilievi d'indaco gonfi di sangue, e poi si crepa e rompe lasciando colare sangue da ogni parte.

E infieriscono specie sul torace e l'addome, ma non mancano i colpi dati alle gambe e alle braccia e fin sul capo, perchè non vi fosse brano di pelle senza dolore.

E non un lamento...

Se non fosse sostenuto dalla fune, cadrebbe.
Ma non cade e non geme.
Solo la testa gli pende, dopo colpi e colpi ricevuti, sul petto, come per svenimento.

«Ohé! Fermati! Deve essere ucciso da vivo», urla e motteggia un soldato.

I due boia si fermano e si asciugano il sudore.
«Siamo sfiniti», dicono.

«Dateci la paga, che si possa bere per ristorarsi...

«La forca vi darei! Ma prendete...», e un decurione getta una larga moneta ad ognuno dei due boia.

«Avete lavorato a dovere. Pare un mosaico. Tito, dici che era proprio questo l'amore di Alessandro?
(Milite romano incontrato nei capitoli 86 e 115 del Vol 2, e ricordato al Vol 3 Cap 204 e al Vol 7 Cap 461).
Allora gliene daremo notizia perché faccia il lutto. Sleghiamolo un poco».

Lo slegano e Gesù si accascia al suolo come morto.
Lo lasciano là, urtandolo ogni tanto col piede calzato dalle calighe per vedere se geme.
Ma Egli tace.

«Che sia morto? Possibile? È giovane e artiere, mi hanno detto... e pare una dama delicata».

«Ora ci penso io», dice un soldato. E lo mette seduto con la schiena alla colonna. Dove Egli era, sono grumi di sangue... Poi va ad una fontanella che chioccola sotto al portico, empie un mastello d'acqua e la rovescia sul capo e sul corpo di Gesù.
«Così ! Ai fiori fa bene l'acqua».
Gesù sospira profondamente e fa per alzarsi, ma ancora sta ad occhi chiusi.

«Oh! bene. Su, bellino! Che ti aspetta la dama!...».

Ma Gesù inutilmente punta al suolo i pugni nel tentativo di drizzarsi.

«Su! Svelto! Sei debole? Ecco il ristoro», ghigna un altro soldato.
E con l'asta della sua alabarda mena una bastonata al viso e coglie Gesù fra lo zigomo destro e il naso, che si mette a sanguinare.
Gesù apre gli occhi, li gira.
Uno sguardo velato... Fissa il soldato percuotitore, si asciuga il sangue con la mano, e poi, con molto sforzo, si pone in piedi.

«Vestiti. Non è decenza stare così. Impudico!».
Ridono tutti in cerchio intorno a Lui.
Egli ubbidisce senza parlare.

Ma mentre si china - e solo Lui sa quello che soffre nel piegarsi al suolo, così contuso come è, e con le piaghe che nel tendersi della pelle si aprono più ancora, e altre che se ne formano per vesciche che si rompono - un soldato dà un calcio alle vesti e le sparpaglia e, ogni volta che Gesù le raggiunge andando barcollante dove esse cadono, un soldato le spinge o le getta in altra direzione.

E Gesù , soffrendo acutamente, le insegue senza una parola, mentre i soldati lo deridono oscenamente.

Può finalmente rivestirsi.
E rimette anche la veste bianca, rimasta pulita in un angolo. Pare voglia nascondere la sua povera veste rossa, solo ieri tanto bella ed ora lurida di immondizie e macchiata del sangue sudato nel Getsemani.
Anzi, prima di mettersi la tunichella corta sulla pelle, con essa si asciuga il volto bagnato e lo deterge così da polvere e sputi.
Ed esso, il povero, santo volto, appare pulito, solo segnato da lividi e piccole ferite. E si ravvia i capelli caduti scomposti e la barba per un innato bisogno di essere ordinato nella persona.
E poi si accoccola al sole.
Perchè trema, il mio Gesù... La febbre comincia a serpeggiare in Lui con i suoi brividi.
E anche la debolezza del sangue perduto, del digiuno, del molto cammino, si fa sentire.

La flagellazione di Gesu' I misteri del dolore Venti Misteri del Rosario, dagli scritti di Maria Valtorta Il Santo Rosario Lode, Onore, Gloria, Adorazione, Venerazione, Riparazione, Benedizione, Ringraziamento, Amore a Te DIO UNO e TRINO